Anna, mite impiegata d’ufficio visitata da lontani ricordi amorosi, approda a una sorta di illuminata atarassia capace di medicare le ferite del tempo e di conferire ai giorni la quieta scansione delle cerimonie. L’intemperante Yvonne, rievocata dall’uomo che la ama fin da bambina, è una donna oppressa dalla famiglia e tradita dalle passioni che ha sempre accolto la vita come un regalo insidioso. Una maestra anni Trenta compie una scelta ardita per l’epoca: abbandona il marito, un ricco possidente, e si trasferisce con i quattro figli in uno sperduto borgo appenninico, dove riprenderà a insegnare. Frutti delicati di una narratrice dalla lingua nitida e venata di accensioni poetiche, i racconti di Giulia Alberico svelano l’animo di creature disilluse che trasformano la rinuncia ai compromessi mondani in esemplari prove di resistenza. Fanno da sfondo alle storie i paesaggi natii dell’autrice, cui bastano pochi tratti per restituirne la bellezza rigogliosa e selvatica, e atmosfere più cittadine, specie romane. Si dipanano qui vicende di insegnanti e alunni problematici, di immigrati con il cuore rivolto al proprio paese e mogli che compiono improvvisi atti di ribellione, di tutto un universo femminile in bilico tra bisogni reali ed evasioni fantastiche declinato con quella mimetica maestria che lo sa trasformare in letteratura.