Con una prosa nitida, asciutta, potentemente evocativa, che fonde diario personale e memorialistica di casi umani straordinari per giungere a una originalissima forma romanzo, Patrick Deville affonda lo sguardo nel cuore dell’Africa centrale, lungo quell’anello di fiumi e foreste che ha dato appuntamento a celeberrimi esploratori, avventurieri d’ogni genere, eccentrici filantropi. A ricorrere con maggiore frequenza è la figura di Pietro Savorgnan di Brazza, nobile italiano naturalizzato francese, esploratore e cartografo, fondatore di Brazzaville. Il 3 ottobre del 2006 Deville si trova nella capitale congolese per l’inaugurazione del mausoleo dove sono stati trasportati, da Algeri, i resti di Brazza. Monumento e cerimonia contestati da tutta una schiera di politici africani, contrari ad accettare il magnanimo ossequio nei confronti di un europeo che, pur avendo liberato schiavi, impedito abusi, manifestato una ferma volontà anticoloniale, con la sua attività di pioniere in terre sconosciute aprì involontariamente la strada allo sfruttamento del Congo. L’opera più africana di Deville, autore cosmopolita e instancabile viaggiatore, si sviluppa come un grandioso affresco di storie e biografie che svelano tra loro sorprendenti richiami, proliferando come un dedalo di scene leggendarie e vivissimi fantasmi attorno al cammino dello scrittore.
Altrove n.3
traduzione di
Roberto Ferrucci
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