Dopo anni di logoranti dibattiti, finalmente si decreta che nelle scuole venga tolto dalle aule il crocifisso, arredo sacro che da sempre campeggia di fronte agli alunni. Il maestro elementare Alessio Parisi, serenamente ateo, si accinge a tale passo senza incertezze o imbarazzi. Ma bizzarri dubbi e inaspettate angosce cominceranno a tormentare l’insegnante un attimo dopo aver staccato dalla parete l’oggetto dell’aspra contesa. Alessio, pur tentando in ogni modo, non riuscirà più a liberarsi del crocifisso, che, operando in lui un’imprevista trasformazione, lo spingerà al conflitto con la famiglia, con i propri doveri, con la propria identità.
Il dolente sarcasmo di Mastronardi e la commossa attenzione di Zavattini alle minime vicende del quotidiano riecheggiano in questo spassoso e penetrante apologo sulle metamorfosi del sentimento religioso nell’età contemporanea. E Marini sembra volerci suggerire che, se Dio continua a essere morto, quanto mai diffusa è invece una strisciante nostalgia del sacro che in ciascuno di noi può far breccia. Con esiti sorprendenti, paradossali.
Salì in piedi sul water, aprì con cautela il cassone dello sciacquone e vi infilò dentro delicatamente il crocifisso imbustato. Con le dita provò a spingerlo a fondo, ma l’acqua lo riportava sempre su, come se una forza lo volesse ricondurre alla sua mano.
la Quercia e il Tiglio n.5