La tempesta di neve non è solo il racconto di un viaggio notturno nella tormenta. Nel cuore gelido della tempesta, Tolstoj custodisce il ricordo di un giorno caldo di luglio e di un bambino che vede estrarre da uno stagno il corpo annegato di un contadino. Tolstoj ha così tanta cura di queste due narrazioni da cucirle con lo stesso sentimento. Non crea specchi, lega melodie. E il lettore inizia a sentire che gli oggetti, i suoni, i personaggi della mattina calda di luglio appartengono alla corsa dei cavalli e delle slitte nella neve, alle urla dei vetturini nella tempesta. Ma la morte porta via qualcosa a chi sopravvive, la tempesta cancella lo spazio attorno ai viaggiatori: senza un luogo nel quale riconoscersi l’uomo non ha identità. È la ricerca dell’identità il tema sotterraneo de La tempesta di neve. Tolstoj chiude con un canto: nella luce dell’alba, descrive con gioia i volti dei vetturini, che erano rimasti nascosti al narratore durante la notte. È il canto dell’identità, la chiusa di ogni scritto che sia vissuto come esperienza.
Traduzione di Ada Prospero
Postfazione di Michele Toniolo
I Lilliput n.13
Rassegna stampa