Il vero nome di ciascuno è la parola del suo esilio, il destino nascosto in una narrazione originaria e inaudita. Così l’identità resta ignota finché un editto in forma di voce non comandi a un uomo una crisi, finché non ne esiga lo smarrimento al limite estremo delle possibilità di comprensione. Estrema è anche la tensione concettuale di queste pagine: un saggio che trova nella maschera del racconto il pretesto per esplorare un altrove di densità, un’oltranza di scrittura. Nel segno e persino nel nome della morte. E della comunione nella morte.
Simone Gambacorta
Lilliput n.5
Rassegna stampa