In questo libro che non assomiglia a nessun altro, Davide Sapienza disegna la mappa di un territorio che vuole essere immaginario fin da subito, dal nome stesso che gli viene dato: la Valle di Ognidove. Attenzione, però: immaginario non vuol dire arbitrario! L’imma ginazione di un artista è rigorosissima. Uno scrittore vero, e Davide lo è, va incontro a un’esperienza inevitabile, che molti hanno descritto: non è lui a decidere cosa deve diventare parola e racconto. Lo scrittore è più piccolo delle storie che racconta; è il servo della storia e della pagina, il servo di due padrone sensuali ed esigenti. […] La mappa continuamente ridisegnata di un sogno infinito, che come tutti i sogni – ci insegna Freud, quest’altro grande esploratore – è fatto di realtà. È preciso e mai mistificatorio: come gli angoli e le anse del mondo, come le pagine di questo libro.
(dalla prefazione di Raul Montanari)
Riprendendo il tema del Moby Dick di Melville, Sapienza riesce a descrivere come “la balena bianca” – metafora della forza primordiale della natura contrapposta alla vanità umana, continui ad affiorare dentro di noi. In un romanzo ambizioso ci fa respirare il coraggio del confronto con la natura “alta” delle cose.
Gian Paolo Serino – «la Repubblica»
Queste pagine spingono i passi e il pensiero verso luoghi veri e immaginari attraverso le parole di Ishmael, un po’ guida, un po’ testimone di una saggezza da ritrovare.
Pietro Cheli – «Diario»
la Quercia e il Tiglio n.12