L’ultimo ventennio jugoslavo ha avuto quali stelle e icone culurali personalità emblematiche come Danilo Kiš per la letteratura e Rade Šerbedžija per il teatro. Ma, come scrive Miljenko Jergović nell’introduzione, «non appena la Jugoslavia si trovò a dover vivere l’ultima parte della sua storia, Šerbedžija cadde in disgrazia. Invece di starsene zitto, all’inizio delle prime elezioni in Croazia, sostenne i socialdemocratici che costituivano il più forte partito antinazionalistico. Nel periodo dell’emigrazione sono nate le sue migliori e più commoventi poesie. Le persone senza dimora, e anche Rade lo ha confermato, sanno sempre cantare meglio. La tristezza gitana ha segnato la nostra civiltà, privandoci però di qualsiasi sentimento di doverle qualcosa. Eccetto il debito di comprenderne le anime. Questo è il motivo per cui sono importanti anche le poesie di Rade Šerbedžija, nostro grande attore, emblema della nostra giovinezza, oggi abitante della California che ogni estate ritorna a casa in Istria per poi ripartire in autunno.»
Con disegni di Jagoda Buić.
Traduzione e cura di Ginevra Pugliese
Petali lunari n.2