Frequentare l’insegnamento di Lacan con assiduità è un’esperienza considerata da molti, e non senza ragioni, complessa, faticosa, criptica. Detto altrimenti, frequentare l’insegnamento di Lacan è un’esperienza impossibile, o quanto meno è un’esperienza che ha a che fare con l’impossibile. Nicolò Terminio ci accompagna, con rigore e originalità, all’interno di questo insegnamento, rendendo il percorso meno tortuoso. Il lettore potrà considerare questo libro come un “racconto” della teoria e della tecnica della psicoanalisi lacaniana, un cammino puntuale e sintetico attraverso i suoi snodi essenziali. Di capitolo in capitolo, la specificità e la fisionomia del metodo psicoanalitico emergono come un fondo che «sale alla superficie, senza cessare di essere fondo». Questo fondo è il trauma del reale, la sua ripetizione, il suo impossibile trattamento e la possibilità del nuovo che tuttavia racchiude. Proprio la persistenza di questo fondo permette di cogliere, tra le righe del testo, qualche risposta alla domanda insistente formulata da Lacan: «Come diamine un analizzante può aver voglia di diventare psicoanalista? È una cosa impensabile» – domanda che, non a caso, intreccia la logica di fine analisi. C’è, infatti, afferma Lacan, una soddisfazione che segna la fine analisi e «poiché dare questa soddisfazione è l’urgenza a cui l’analisi presiede, chiediamoci in che modo qualcuno possa votarsi a soddisfare tali casi di urgenza». Toccherà al lettore saper tradurre la teoria nel vivo e nell’urgenza della propria pratica. E lo stile sarà il taglio pratico che verrà dato al sapere psicoanalitico, sarà il modo singolare in cui ciascuno saprà mettere il metodo in movimento.
Matemi n.7
Rassegna stampa