Sullo sfondo del primo conflitto balcanico, in uno scenario da mille e una notte, Rouletabille attraversa la Bulgaria e la Turchia per sottrarre la bellissima Ivana alle mire di Gaulow, spietato signore del Castello Nero. Il giovane reporter detective, forse la creatura più fortunata scaturita dal genio fantasioso di Leroux, veste in questa nuova avventura i panni di un romantico paladino d’amore che non ha perso nulla della sua proverbiale sagacia. Quarto capitolo del ciclo inaugurato dal Mistero della camera gialla, Il castello nero è insieme racconto dell’orrore, storia di investigazione, romanzo picaresco, delizioso
feuilleton. A tenere insieme i fili di questo eccentrico e brioso congegno narrativo, mescolando gusto per il patetico e ispirazione poliziesca, sentimentalismo ed effetti da grand-guignol, è lo sguardo irresistibilmente ironico di Gaston Leroux, scrittore tra i più prolifici e inventivi del primo Novecento.
“No, non era un sogno o un incubo, né un’allucinazione. Era reale. Il Castello Nero era ben piantato sulla roccia, sospeso come una minaccia sull’abisso. Il Castello Nero esisteva. Aveva un posto sulla terra e sulle mappe e nonostante questo era più terribile di qualsiasi altro castello concepito dalla follia o dal genio dell’uomo, o dall’immaginazione stravagante e morbosa dei poeti. Quale architetto occidentale, al tempo delle crociate, si era fermato in quel luogo per innalzare nel posto più sperduto d’Oriente quella costruzione di forma orrenda e spiovente?“
Traduzione di Pietro Ruggieri
Lumina mundi n.10
Rassegna stampa