Dai Last Exit a The Last Ship
Figlio del Nordest proletario inglese, Gordon Sumner, alias Sting, manterrà con l’ambiente d’origine rapporti difficili, prima rinnegandolo, poi, ormai famoso, tornandovi per farne costante motivo di ispirazione. Il punto di partenza e di arrivo della sua radiosa parabola è la cittadina operaia di Wallsend, otto chilometri da Newcastle, rete di grigie casette a schiera occupate da minatori e operai di cantieri navali, cui dedicherà The Last Ship, musical del 2013 che rivisita quei luoghi, i loro abitanti, la controversa relazione col padre. Nel lungo intervallo tra queste due sponde c’è tutta la prolifica serie di avventure umane e musicali che compongono il ritratto di una rockstar dall’identità prismatica: socialista multimiliardario, generoso ecologista e alfiere dei diritti umani bersagliato dai critici che intravedono nel suo impegno pubblico clamorose operazioni mediatiche, artista colto, raffinato e insieme popolare. Sting inizia la sua ascesa al successo planetario come bassista di un gruppo jazz-rock di Newcastle, i Last Exit, e quando approda a Londra, in piena temperie punk, inventa con i Police uno stile personalissimo, fondendo sonorità new wave, jazz, punk-rock e ritmi reggae. Paul Carr, in un’opera eclettica, egregiamente documentata, fa luce sui nodi salienti della carriera artistica e della vita privata del suo celebre conterraneo. Ne esplora trionfi, crisi profonde, processi creativi. Sotto il luccichio frastornante del divo emerge il ritratto di un uomo fedele, nonostante tutto, a se stesso, appartato quanto osannato, che in un maturo giorno autunnale si ritrova inaspettatamente nel cuore della propria infanzia, dove a cantare rimangono solo le voci di lontane memorie.
Supernatural n.7
Rassegna stampa